mercoledì 7 dicembre 2016

La madonna dal cuore sanguinante

La Napoli che nessuno racconta, la Napoli come specchio di quella fetta di mondo relegata in un angolo, la Napoli della violenza, la Napoli dove non c'è futuro.
Anche e soprattutto la Napoli dei ragazzini, le prime vittime del Sistema di Camorra che ha il completo controllo sulla città. Saviano racconta una storia terribilmente realistica anche se inventata,  con la potenza dialettica che contraddistingue le sue inchieste e che gli è valsa 10 anni di scorta.
Stavolta niente nomi e cognomi, niente omicidi e sequestri da telegiornale, non perché nomi e fatti non ci siano, ma semplicemente nessun giornale o politico ne parla, perché la quotidianità non fa notizia. Una quotidianità di guerra vissuta come normalità, un apparente paradosso che l'autore sviscera con un romanzo che colpisce come un pugno in pancia. La paranza (che a Napoli indica una squadra di barche che pescano di notte) è un gruppo di fuoco legato alla Camorra, e non è composta da spietati ed esperti killers, ma da ragazzini di al massimo 16 anni. Sedici anni ha il loro capo Nicolas detto 'O Maraja, ispirato ai vari baby boss recentemente arrestati o uccisi, 15 anni hanno i suoi amici Briato' e Dragonball, addirittura dieci il più piccolo di loro, Biscottino. Innocui soprannomi resi autentici nomi da battaglia, bambini cresciuti a pane e violenza che hanno imparato a dividere il mondo in due categorie: fottuti e fottitori. E devi appartenere alla seconda categoria se vuoi essere figo, avere soldi, donne e rispetto. Tutto subito, perché il futuro non c'è, c'è solo 'o fumo da spacciare, l'infame da "vattere"(molto più che picchiare), la "stesa" da fare (sparare a caso sulle facciate dei palazzi con armi da guerra è il modo più veloce e semplice per imporre il proprio dominio sulla zona). Assenza di prospettiva ed arroganza giovanile producono una scia di sangue, di vittime colpevoli per la loro innocenza corrotta dal mondo che li fa crescere e morire troppo in fretta.
                                                                                                           Alessandro Menon

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