lunedì 5 dicembre 2016

Regno Unito, quattordicenne si fa ibernare dopo decesso per cancro

La ragazza, malata da tempo, ha deciso di sperare nella scienza della criocenservazione.


È giusto decidere di essere ibernati all’età di 14 anni per un cancro terminale con la speranza di riprendere in mano la propria vita e ricominciarla in un futuro lontano? Eppure questo è quello che è accaduto a J.S., una ragazza londinese a cui era stata diagnosticata una malattia incurabile che avrebbe posto fine alla sua breve vita in poco tempo. La fanciulla, dopo aver provato diversi tipi di chemioterapia, ha deciso di affidare il proprio corpo alla ancora sperimentale scienza della crioconservazione post mortem: l’operazione consiste nell’iniettare nel corpo della persona appena morta il liquido criogenico al posto del sangue ad una temperatura di -98° per evitare la morte delle cellule e del cervello: in seguito il corpo viene inserito in una vera e propria “capsula del tempo”, dove la temperatura è di -196° e dove già 500 persone aspettano che la scienza futura le riporti in vita. Su questo avvenimento è basato l’inizio del famoso cartone americano “Futurama”, nel quale il protagonista Fry viene per sbaglio inserito in una capsula criogenica e si risveglia nel 2099, dopo cento anni in un mondo totalmente diverso. La famiglia della ragazza era separata, con il padre che aveva lasciato la madre e non si era fatto sentire per 6 anni fino alla scoperta della malattia della ragazza. La mamma era consenziente all’ibernazione della figlia, mentre il padre contrario, affermando che, una volta risvegliatasi, si sarebbe ritrovata sola in un mondo diverso da come se lo aveva lasciato. Il caso andò in tribunale, e poiché la sentenza non veniva emessa, la giovane decise di scrivere una lettera al giudice dell’Alta Corte londinese Peter Jackson. In essa vi era scritto che la ragazza desiderava vivere più a lungo, e l’unico modo possibile per soddisfarla sarebbe stata la criogenazione. “Non voglio morire, ma so che morirò” aveva scritto alla fine della missiva. Il magistrato, commosso, è andato all’ospedale per incontrare la giovane e ha aperto un caso per decretare il suo futuro. In data 6 Ottobre ha espresso la sentenza di lasciare alla madre il destino della figlia che ha deciso di essere ibernata in attesa che la scienza futura guarisca la sua malattia. J.S. è morta 5 giorni dopo il verdetto del giudice Jackson ed è stata messa in una capsula di ibernazione e portata in Michigan alla sede della Crionycs, associazione no profit specializzata nel campo della criogenazione. Il costo totale dell’operazione è stato di 37.000 sterline, pagate in gran parte dai nonni, vista l’indisponibilità economica dei genitori. La scienza della crioconservazione è tuttora in continua evoluzione ma gli esperti sono scettici sulla buona riuscita dell’intera operazione a causa dei numerosi rischi, quali difficoltà allo scongelamento di tutte le parti del corpo contemporaneamente e la rottura delle membrane cellulari da parte dei cristalli di ghiaccio. Quindi la vera domanda è: sarà utile in futuro oppure si rivelerà un settore fallimentare? Noi non lo potremo sapere, ma forse i nostri figli si.



                                                                                                   Francesco Basso e Giuseppe Costantino

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